Illustre per riflesso, questa perla verde del Piceno, infatti, ha raccolto nei secoli molti estimatori illustri che, scoprendo la sua bontà la inserirono tra i loro frutti preferiti.
D’obbligo un viaggio nel tempo per spiegare l’eccezionale nomea dell’Oliva Ascolana del Piceno DOP… partì tutto dai romani che, per loro naturale propensione verso la conquista, la scoperta e l’innovazione – nell’accezione moderna di questi termini – furono i primi a individuare nell’Oliva Ascolana tenera un prodotto del Piceno dalle qualità eccezionali.
Già all’epoca questo frutto della terra era il cardine dell’economia locale. Grazie al territorio d’origine, dove il microclima mediamente mite e un terreno calcareo e argilloso, fortemente drenante, contribuisce alla prosperità di questa cultivar.
La storia testimonia che lo scrittore e naturalista latino Plinio il Vecchio nella sua opera Historia naturalis riconosceva la superiorità ed il prestigio delle olive coltivate nel Piceno.
Anche il poeta romano Marziale apprezzava le olive ascolane e le consumava sia come preludio al pasto che come nota finale. Petronio racconta nel Satyricon come le Olive del Piceno fossero sempre presenti sulla tavola di Trimalcione. Papa Sisto V, invece, le menziona in una lettera di ringraziamento indirizzata agli Anziani di Ascoli.
Più recenti ma non meno illustri anche i compositori Giacomo Puccini e Gioacchino Rossini, quest’ultimo aveva l’abitudine di farsele recapitare sino a Parigi. Giuseppe Garibaldi ne rimase folgorato in occasione di un suo soggiorno ad Ascoli, gli piacquero talmente tanto che tentò di coltivarle nella sua Caprera. Ma l’Oliva Ascolana del Piceno DOP è fedele al suo territorio di origine: le Marche.
